24 novembre 2006

Tra le idee della mente...

COLLEZIONANDO IDEE SILENZIOSE

Si è aperto uno spiraglio
nel cielo delle sorprese
e avverto lo sciogliersi delle emozioni.
Colleziono idee silenziose
cullate dall'onda corposa delle foglie
senza rigetto.
Guardo il cane che passa senza padrone
e l'ora solare si avvicina
e i moscerini danzano all'ombra dei pioppi
e un altro cane incatenato chiama.
Le parole scritte
sul tavolino di bambù
sono ricoperte
da un lieve strato di polvere;
la nuova acqua le cancellerà,
lo spiraglio si chiude.

ALLORA E SOLO ALLORA

ALLORA E SOLO ALLORA (Momenti di solitudine in soccorso alla riflessione
sull'amore)
Si può essere soli
ed amare la montagna
là di fronte.
Si può essere soli
ed amare l'acqua del ruscello musicante
tra sassi e rami emergenti.
Si può essere soli
ed amare il fuoco e il vento
e il diffuso splendore delle stelle.
Si può essere soli
ed amare l'amore;
ma se ami qualcuno
non ti sentirai più solo.
Allora e solo allora...

16 aprile 2006

La parrocchia di San Paolo

Don Gregorio era il punto di riferimento per gli abitanti del Borgo San Paolo: padre confessore, amico, benefattore, padre, guardiano, organizzatore di attività calcistiche, distributore di racchette e palline di plastica per giocare a ping-pong, sedatore di risse (quelle che si svolgevano dentro la Parrocchia) e tante altre cose ancora. Comunque tutto sotto controllo.

Energico pure, quando ci voleva, ma sempre nei limiti della benevolenza. Oltre le gite al mare, organizzava anche i pellegrinaggi dei parrocchiani al  Santuario del Divino Amore. Le ragioni erano per andare a chiedere il miracolo per porre fine alla guerra e, dopo la fine della guerra, per ringraziarla. Ma anche per chiedere altri miracoli come, per esempio, quello di “far tornare” i propri figli vivi dopo la fine della guerra. Molti andavano a piedi verso il Santuario ma, le persone anziane e i bambini , invece, erano trasportati con il camion e venivano fatti scendere negli ultimi cento metri che venivano fatti in ginocchio fino a raggiungere il Santuario. I pellegrinaggi si facevano di giorno oppure  di notte. Era molto suggestivo, la notte, in quanto le luci delle candele e quelle delle  fiacco formavano un grande alone intorno al Santuario e questo permetteva, in estate, di vedersi sfilare davanti le proprie facce grossi grilli e pipistrelli.  Ma era bello anche di giorno perché la gente si  portava da mangiare, naturalmente quello che “passava il convento”, il vino però, non mancava mai, insieme alle fave (quando era stagione) col pecorino.

   Nessuno ha mai spiegato dove andava a prendere tanta pazienza, anche se un suo sopracciglio era sempre più alto dell’altro, come per dimostrare la sua alta concentrazione agli eventi che si svolgevano intorno a lui. D’altronde con tutti quei giovani, e non, che ronzavano nella Parrocchia c’era da stare molto attenti. Doveva “dirigere” tutto quel traffico di andirivieni dei più svariati giovani manifestanti una forma caratteriale “ancora” da esplodere, dovuta  a violenze subite, povertà, fame, sopraffazioni morali e fisiche.  Era sempre lì: per lui la Guerra non era mai finita.

Ma, ora, a distanza di tanti anni, c’è qualcuno che si ricorda ancora di Lui?

04 marzo 2006

Passeggiando dentro Roma

Era da molto tempo che non andavo a passeggiare in centro. Oggi è una splendida mattinata, il sole è di una luce così abbagliante che a guardarlo in faccia c'è il rischio di diventare una stella.

Prendo un bus, poi un altro. Arrivo così fino all'antica Porta del Popolo e relativa piazza. Oltrepassato l'arco mi trovo sotto un fascio di luce solare che quasi non riesco a vedere oltre la mia ombra. Sì, qualcosa riesco a vedere, l'ombra dell'obelisco al centro della Piazza e, oltre, le sagome delle cupole delle due Chiese, divise dall'inizio di Via del Babuino, di Via del Corso e di Via Ripetta.

Il fruscio dei passi della gente, incantata dallo spettacolo di luce e dalla struttura architettonica dell'intorno, non disturba affatto il suono di un pianino azionato da un uomo alto, con bombetta e vestito, che pare appena uscito da un circo. E' fermo vicino alla catena di ferro, sostenuta da colonnette di marmo travertino, divisoria del passo carrabile. Quasi immobile gira la manovella della pianola mezza squanquassata: ne fuoriesce un suono uniforme e malinconico. Lui, per nulla intimorito del fragoroso stupore dei passanti fissa gli spazi vuoti che gli sono intorno. Gli passo alle spalle per nulla incuriosito del suo aspetto fisico e del cartello posto di fronte al pianino. Le note che ascolto accompagnano i miei passi ad attraversare la piazza. Oltrepasso il suonatore ambulante continuando a camminare verso Via Ripetta e nell'aria si odono anche le note di un complesso di suonatori di musica jazz (tromba, contrabbasso, clarinetto, tamburello e fisarmonica). Sono all'opposto di dove si trova l'altro suonatore. L'ombra delle due cupole copre il drappello di suonatori e la piccola platea di ascoltatori.

Il sole è basso e le ombre, che d'inverno sono lunghe, arrivano quasi fino all'obelisco: se non fosse che muovono le dita, un piede per battere il tempo e, quasi impercettibilmente, gli avambracci, sembrerebbero formare un gruppo scultoreo. Molti turisti scattano foto e poi lasciano offerte, una bambina e una donna prese dal ritmo della musica ballano al centro della piazza. Nessuno applaude, però. La musica è bellissima. Chissà perché sotto questo cielo sfacciatamente azzurro e luminoso mi sento come fasciato. Il chiarore, che sovrasta la piazza e che rende argentate le antiche mura grigie e ocra, mi vestono di un certo senso di disagio e di tristezza. Supero il gruppo e mi inoltro, sempre contro sole, verso Via Ripetta. Devo raggiungere il negozio di articoli per belle arti situato in Via del Fiume. La luce che irrompe nellavia è accecante. Sfioro la gente rischiando più volte di cadere e spesso devo mettere un mano sulla mia fronte a far da visiera, come per scrutare l'orizzonte in mezzo all'oceano. Eseguo la commissione. Sto tornando sui miei passi. Ora il sole è alle mie spalle. Ora posso vedere bene chi mi viene incontro. A mano a mano che mi avvicino a Piazza del Popolo riodo i suoni della piccola orchestra che mi coinvolgono di nuovo nell'ascolto, quasi senza accorgermene. Questa volta arrivo e mi fermo. Noto che le ombre delle due cupole si sono accorciate. Il sole, ora, è più alto. Il gruppetto ne è tutto illuminato, noto che la tromba viene suonata da un uomo di colore, gli altri mi sembrano un misto di albanesi e rumeni, i loro vestiti, in verità un pò dimessi, aggiungono quei sintomi di tristezza di cui ero preso alla prima entrata in piazza. Osservando meglio i suonatori, uno, quello che suona il contrabbasso, ha l'indice e il medio della mano destra quasi incollati tra di loro, il pollice sembra uscire da metà dell'indice. Ogni tanto l'uomo, quello suona la tromba, invece, si riposa appoggiandosi alla colonnetta di marmo dietro di lui. Muove la testa facendo cenni d'intesa a tutti coloro che scattano foto, ed è come fosse una richiesta di lasciare moneta nella scatola, posta lì, per terra, tra vecchi e nobili sampietrini.

Attraverso di nuovo, diametralmente, la piazza. Osservo la gente seduta sotto l'obelisco: chi legge, chi parla, chi mangia qualcosa. Noto che, quasi tutte le donne, chissà perché, hanno tutte una bottiglietta di acqua in mano che spesso sorseggiano. Ora arrivo di nuovo all'altezza dell'uomo che stava suonando lo strumento musicale a manovella. Gli sono davanti assieme ad altre persone che lo guardano, ascoltano il solito ritornello, come fosse un interminabile CD. Ora, anch'io leggo assieme agli astanti, il cartellone che è posto davanti a lui e sul quale c'è scritto: datemi un euro, mi servirà per rifarmi un viso nuovo. A questo punto lo guardo, il suo vestito è un lacero frac nero, la bombetta nera, ma non riesco a distinguere i lineamenti del suo viso e quasi non credo ai miei occhi: tra il collo della camicia e il bordo del frac e sotto la bombetta un pezzo di carne maciullato, su quello che era un viso segni come fossero causate da sciabolate, senza naso, senza labbra la fessura della bocca e, sul viso, grosse cicatrici. Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi. Lui sa di essere guardato. E' alto, dignitoso nella sua statura, si piega leggermente ad ogni giro di manovella. Le note del suo strumento musicale sembrano accompagnarlo verso la speranza di un ritorno a una nuova identità, tramite un probabile intervento di chirurgia plastica. Stò tornando a casa con il materiale acquistato e riprendere gli stessi bus in senso inverso. Le note di quelle musiche, a mano a mano che mi allontano ,sembrano svanire nel nulla. Varcato l'arco mi giro per un ultimo sguardo alla piazza: sembra una visione irreale, tutto è immobile, come in una tela dell'800, solo le note musicali non vi sono dipinte. Ora non sò più se sono passato dalla realtà al sogno o dal sogno alla realtà. Resta, comunque, una meravigliosa passeggiata dentro Roma.

27 febbraio 2006

MEDIAZIONE SPIRITUALE TRA L'ANIMA E IL CERVELLO.

La mediazione spirituale (aquilone bianco di carta) tra l'anima (la luce) e il cervello (contenitore rappresentato da una maschera) è il "corpo" dei nostri pensieri.
E il tempo scorre...I pensieri solcano la memoria diventando ricordi. Ricordi vicini e lontani nell'attimo stesso della loro collocazione nella didascalia delle emozioni, preferenze, problematiche personali....Così nasce la mediazione tra l'anima e il pensiero.
Il cervello è il contenitore dei pensieri, l'anima è la luce che l'alimenta: è la vita.
Inizio per una profonda riflessione:
a) Chiederci chi siamo.
b) Come dobbiamo comportarci nel futuro.
c) Saper leggere il proprio passato (negativo e positivo).


Roma, 27 Febbraio 2006

23 febbraio 2006

IL VESTITO DI CRISTALLO
(ode al vino)

Il tuo vestito
è un bicchiere di cristallo.
Atto nobile è spogliarti.
Pare udire le note
della tua complessa armonia.
Il delicato concerto
dei profumi che esprimi,
mi incita a chiederti
di accompagnarmi nella passeggiata
tra fiori di mandorlo,
di arancia,
di viole e mammole.
E i dorati colori dell'intorno
sono un omaggio alla bellezza
della tua immagine.
Ora composta e gradevole,
ora imponente e beatificante.
Ti guardo.
Tu mi sorridi:
inizia il dialogo
con la tua essenza di vita...
Mi sorridi ancora.

22 febbraio 2006

DEL SOLO E MAI SOLO CON LA PROPRIA ANIMA (Anima, dove sei?)

Quei piccoli grappoli di olive
che l'aria dell'imbrunire
fanno diventare scure
si stagliano nette... assieme alle foglie
sullo schermo rossato...
...per pochi attimi
poi...
il sopraggiungere del nero della notte
fino a permettere
di individuare perle di stelle
così inizia il gioco
"...Ecco ...il Gran Carro...
...là...Venere...
...la stella Polare...
...quella...... che stella è?..."
sempre le stesse domande
sempre le stesse risposte
e lo scompenso del momento
viene beneficiato
dalla tiepida mano del vento
che
acquietandosi sulle guance dell'anima
...senza parole...
accarezza il sorriso statico della Luna
si costuma nel gesto ritroso
delle sue nudità mentali
fino a pigiare il mestolo della volontà
fino a stimolare la sensazione
del solo e mai solo
del vicino
del lontano
del sempre
il polveroso suono della campagna arata
culla il ritorno dell'anima dentro il coro della notte
accompagnandola a lenti passi
tra le scaglie del tempo
insospettabilmente geloso.

Roma - invito al cinema "underground"

Cari amici,
finalmente (per chi lo aspettasse...) "CRAJ - domani", il film/documentario sulla musica popolare pugliese e sui suoi protagonisti, sarà possibile vederlo dignitosamente anche a  ROMA e in diverse date!
Iniziamo MARTEDI 21 FEBBRAIO alle ore 21 (ingresso 5 euro) nel locale MERCATI GENERALI (via Ostiense, 137) 
Sarà una specie di anteprima/festa in cui presentiamo anche alcune interessanti iniziative legate al film.
CRAJ sarà videoproiettato al pubblico alla presenza del sottoscritto, di Teresa De Sio e del produttore del film Gianluca Arcopinto.
(è consigliabile arrivare un pò in anticipo per assicurarsi un biglietto d'ingresso)
Dopo il film ci sarà un concerto dal vivo di pizzica del gruppo MUSIME'.
A MARZO invece il film esce regolarmente in due sale cinematografiche
(le date potrebbero subire variazioni quindi poi controllate sui quotidiani)
CINEMA MADISON da venerdì  24 marzo a giovedì 30 marzo
CINEMA MISSOURI da venerdì 31 marzo a giovedì 6 aprile
Inutile dire che se le sale saranno piene sin dai primi giorni (il week end del 24 marzo è quello più importante in questo senso) il film continuerà ad esistere e quindi vi sarei davvero grato se vi trasformaste quanto più possibile in "portatori sani di passaparola" in tutti i modi che vi vengono in mente, a cominciare da quelli consueti come email, sms, telefonate e a viva voce. 
Se avete amici o parenti di tutte le età, amanti della musica e del ballo popolare sicuramente saranno interessati alla visione del film.
Ovviamente non è vietato partecipare sia alla proiezione/concerto di martedì che andare poi a vedere il film al cinema, in Dolby Digital e soprattutto in pellicola 35 millimetri...
"Craj" ha partecipato all'ultimo festival di Venezia alle Giornate degli Autori e ha vinto il premio "Lino Miccichè" del CSC come "Miglior Opera Prima".
E' stato inoltre candidato ai NASTRI D'ARGENTO 2006 come "Miglior documentario uscito in sala".
Se avete voglia di sapere di più di "Craj" e dei suoi incredibili protagonisti (i Cantori di Carpino, Uccio Aloisi e Matteo Salvatore, accompagnati da Teresa De Sio e Giovanni Lindo Ferretti) potete visitare il sito www.davidemarengo.it  o www.craj.net ed entrare nelle pagine dedicate al film, dove troverete informazioni, foto, recensioni e le prossime proiezioni previste.
"Craj - domani" è un film musicale, è un documentario, è una favola, è un grande viaggio nel passato, è un viaggio nel Domani. Craj è una grande festa popolare!
 
ESTRATTI DI RASSEGNA STAMPA

IL MANIFESTO (Roberto Silvestri) Film così danno cibo al mondo che non mangia, danzano in omaggio di chi ha fame, e andrebbero messi in concorso, perché sono impropri, apocrifi, misteriosi.

LA REPUBBLICA (Laura Putti) “Craj”, straordinario intreccio d’intenti ed umanità, mistura complicata a realizzare, ma facilissima da vedere: un film che inghiotte lo spettatore e lo precipita in una realtà italiana, locale, universale.

VARIETY (J. Weissberg) Con un misto di narrazione, concerto e documentario, il regista debuttante Davide Marengo crea una gioiosa odissea attraverso la provincia meridionale della Puglia, rendendo omaggio a questi musicisti.

CINEUROPA (B. Prot) Craj è stato concepito come un vero capolavoro sperimentale, usando diversi tipi di arte visiva e unendoli in un singolo tributo picaresco alle tradizioni.

Vi ringrazio molto per il vostro prezioso contributo e arrivederci al cinema!
 
L'invito che avete appena letto mi è stato postato dall'amico Davide Marengo, io lo giro con piacere sul mio Blog
 
Piero Meliconi

20 febbraio 2006

QUAGLIE IN FASCETTA

Occorrente:
1) 4 quaglie.
2) 4 spicchi diaglio.
3) Cinque o sei foglie di salvia.
4) Sale e pepe q.b..
5) 40 gr. di burro. 2 o 3 cucchiai di olio Extra Vergine di oliva.
6) Quattro fettine sottili di pancetta affumicata.
7) Alcuni stuzzicadenti.

Esecuzione: 1) Pulire e fiammeggiare le quaglie.
2) Tritare l'aglio con la salvia e poi unire il burro. Aggiungere il sale e il pepe e
farne una pallina per ogni quaglia.
3) Inserire una pallina in ciascuna quaglia.
4) Fasciare ogni quaglia con una fettina di pancetta e fissare con uno stecchino.
5) Chiudere con uno stecchino anche la parte aperta della quaglia (serve per evitare
la fuoriuscita del condimento posizionato all'interno della quaglia).
6) Mettere l'olio in un tegamello con i bordi alti e appena l'olio è caldo mettervi uno
spicchio di aglio che sarà tolto appena dorato.
7) Ora, nel tegamello, aggiungere le quaglie preparate con l'aggiunta di un bicchiere
di vino bianco secco dei Castelli Romani (il migliore in cucina) e un pò di acqua
quasi a coprire il tutto. Coprire e lasciar cuocere a fuoco basso.
8) Seguire la cottura con dolcezza. Quando il liquido è evaporato si è giunti a cottura.