16 aprile 2006

La parrocchia di San Paolo

Don Gregorio era il punto di riferimento per gli abitanti del Borgo San Paolo: padre confessore, amico, benefattore, padre, guardiano, organizzatore di attività calcistiche, distributore di racchette e palline di plastica per giocare a ping-pong, sedatore di risse (quelle che si svolgevano dentro la Parrocchia) e tante altre cose ancora. Comunque tutto sotto controllo.

Energico pure, quando ci voleva, ma sempre nei limiti della benevolenza. Oltre le gite al mare, organizzava anche i pellegrinaggi dei parrocchiani al  Santuario del Divino Amore. Le ragioni erano per andare a chiedere il miracolo per porre fine alla guerra e, dopo la fine della guerra, per ringraziarla. Ma anche per chiedere altri miracoli come, per esempio, quello di “far tornare” i propri figli vivi dopo la fine della guerra. Molti andavano a piedi verso il Santuario ma, le persone anziane e i bambini , invece, erano trasportati con il camion e venivano fatti scendere negli ultimi cento metri che venivano fatti in ginocchio fino a raggiungere il Santuario. I pellegrinaggi si facevano di giorno oppure  di notte. Era molto suggestivo, la notte, in quanto le luci delle candele e quelle delle  fiacco formavano un grande alone intorno al Santuario e questo permetteva, in estate, di vedersi sfilare davanti le proprie facce grossi grilli e pipistrelli.  Ma era bello anche di giorno perché la gente si  portava da mangiare, naturalmente quello che “passava il convento”, il vino però, non mancava mai, insieme alle fave (quando era stagione) col pecorino.

   Nessuno ha mai spiegato dove andava a prendere tanta pazienza, anche se un suo sopracciglio era sempre più alto dell’altro, come per dimostrare la sua alta concentrazione agli eventi che si svolgevano intorno a lui. D’altronde con tutti quei giovani, e non, che ronzavano nella Parrocchia c’era da stare molto attenti. Doveva “dirigere” tutto quel traffico di andirivieni dei più svariati giovani manifestanti una forma caratteriale “ancora” da esplodere, dovuta  a violenze subite, povertà, fame, sopraffazioni morali e fisiche.  Era sempre lì: per lui la Guerra non era mai finita.

Ma, ora, a distanza di tanti anni, c’è qualcuno che si ricorda ancora di Lui?